A tutt’oggi non si conosce con esattezza l’anno di fondazione della Cappella originaria, né se i monaci celestini fossero già presenti nel luogo. Comunque, tenendo la data dell’apparizione al 1557 (anticipata da alcuni ai primi del Cinquecento o, addirittura, alla fine del Quattrocento), sappiamo che intorno alla metà del Seicento nella chiesa-santuario furono fatti interventi migliorativi patrocinati dal duca Giosia Acquaviva.
In seguito si registrano altre trasformazioni, alcune delle quali, nel Novecento, possono essere documentate con testimonianze fotografiche del tempo. Nella foto riportata a fondo pagina si notano dei particolari interessanti:
Un piccolo ma pregiato crocifisso ligneo, molto curato nei particolari; restaurato recentemente, è collocato nel presbiterio per le celebrazioni liturgiche, un bell’organo della Ditta Mascioni, restaurato nel 2001 e reso più rispondente alla volumetria della chiesa
L’opera pittorica a fresco, che avviva le pareti del santuario, si deve a pittori locali: Alfonso Tentarelli di Giulianova e Raffaele Sardella di Teramo. Essi hanno lavorato, negli anni Cinquanta del secolo scorso, riprendendo tematiche di grandi autori che si possono raccogliere in cicli pittorici.
I frati cappuccini hanno messo a disposizione parte del loro convento per il “Museo d’arte dello Splendore” (MAS), hanno trasferito la loro biblioteca, con ricca collezione di abruzzesistica e nel clima spirituale del santuario è nata e cresce rigogliosa una fraternità di Gioventù Francescana
Già dal IV secolo, l’arte cristiana è solita rappresentare gli autori che hanno messo per iscritto il Vangelo, ossia la “buona notizia” della vita, morte e risurrezione di Gesù.
E’ difficile accedere alla vita della Madonna per via di conoscenza storica, perché i testi evangelici sono molto sobri e quasi silenziosi nei confronti della Vergine. Sin dai primi secoli, però, la pietà popolare ha cercato di riempire di significato questi silenzi …
Il dipinto è una libera interpretazione di quanto racconta il monaco Pietro Capullo nella sua Cronica. “Un venerabil padre … , uomo esemplare e di regolare osservanza, devotissimo di questa gran Madre di Dio ogni notte all’ora appunto che nei principali …
Negli anni 1950-60 l’interno del santuario è stato ampiamente affrescato e decorato da artisti locali. Il disegno della vivace decorazione – una sorta di intelaiatura pittorica – si deve alla capacità ideativa del maestro p. Giovanni Lerario, francescano conventuale abruzzese (1913 – 1973).
Un ampio fregio corre a tre livelli sulle pareti, sezionando e animando le superfici della navata, del transetto, del presbiterio, del coro. Nella fascia inferiore sono iscritte frasi latine dalla Liturgia: Splendor est lucis æternæ et speculum sine macula – O divi amoris victima, quino cruenta vulnere – lesu, tibi sit gloria, qui corde fundis gratiam.
Altro fregio geometrico evidenzia il filo degli angoli, sottolinea il profilo degli archi e delle strombature, incornicia gli affreschi; particolari disegni e colori decorano con misurata eleganza gli intradossi degli archi del presbiterio.
• Un piccolo ma pregiato crocifisso ligneo, molto curato nei particolari; restaurato recentemente, è collocato nel presbiterio per le celebrazioni liturgiche.
• Un bell’organo della Ditta Mascioni, restaurato nel 2001 e reso più rispondente alla volumetria della chiesa con 1. 700 canne e due consolle: l’originaria in cantoria, l’altra a tre tastiere in chiesa.
• Nei due altari laterali devote statue del Sacro Cuore di Gesù e di San Francesco.
• Come si conviene a un luogo francescano, le immagini di San Francesco (altare laterale), di Santa Elisabetta d’Ungheria terziaria, e di San Pio da Pietrelcina – in artistica produzione lignea di K. Perathoner (Bolzano) – vogliono richiamare l’amore di Dio e del prossimo.
• Una piccola statua di Santa Scolastica nella cappella attigua al presbiterio con mosaici ricorda la secolare presenza dei Celestini nel santuario.
È una scultura lignea policroma (cm 92×85/65) forse venuta dall’oriente, opera di autore ignoto, databile tra fine XIV e inizio XV secolo.
La piccola statua del veggente Bertolino con il tronco dell’albero è opera realizzata dalla scuola d’arte di Ortisei negli anni cinquanta del Novecento.
La statua, custodita nell’edicola sovrastante l’altare maggiore, è stata finemente restaurata nel 1987-98