Oggi si ripete che “la bellezza salverà il mondo” e ricondurrà l’uomo alla ragionevolezza e alla percezione del «vero» e del «bene»: il mondo moderno che sta minando il grande albero dell’«essere», ha spezzato i rami del vero e del bene: rimane solo il ramo della bellezza, e ad essa sola tocca ora ricevere tutta la linfa del tronco (A. Solgenitsyn).
Il nostro Santuario è già posto in un luogo splendido, come evoca il nome stesso: dello Splendore.
Proprio per offrire ai fedeli un ambiente propizio alla pietà e alla riflessione, i frati cappuccini non hanno mai cessato di abbellire il santuario per renderlo sempre più accogliente.
Da qui l’iniziativa di intervenire sull’area antistante la chiesa con il prolungamento di un portico che sarà impreziosito da 20 artistici mosaici , i cui disegni sono riprodotti nelle pagine seguenti.
Essi ripresentano alla contemplazione dei devoti i misteri del rosario, compresi i nuovi cinque “misteri della luce”, proposti dal papa Giovanni Paolo II. E così la “bellezza” fa sintesi di arte, mistero e preghiera, in modo che ognuno possa nutrire lo spirito secondo la sensibilità che gli è propria.
Nel sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Gal!tea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: “Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te”. A queste parole ella rimase turbata e si dorandava che senso avesse un tale saluto. L ‘angelo le disse: “Non temere Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Atissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine” (Lc 1, 26-33).
In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, saluto Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussulto nel grembo. Elisabetta tu piena di Spirito Santo ed esclamo a gran voce: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore” (Le 1, 39-45).
In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordino che si facesse il censimento di tutta la terra. Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea sali in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo awolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo (Lc 2, 1.4-7).
Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la Legge di Mose portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, come e scritto nella Legge del Signore: ogni maschio primogenito sarà sacro al Signare; e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o di giovani colombi. come prescrive la Legge del Signore (Le 2, 22-24).
I genitori di Gesù si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l’usanza; ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme senza che i genitori se ne accorgessero. Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte (Lc 2, 41-43, 46-4 7).
Gesù venne da Nazareth di Galilea e fu battezzato da Giovanni nel Giordano e uscendo dall’acqua vide aprirsi i cieli e lo Spirito discendere su di Lui come una colomba. E si senti una voce dal cielo: “Tu sei il figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto” (Mc 1,9).
Ci tu uno sposalizio a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Nel frattempo. venuto a mancare il vino, la Madre di Gesù gli disse. “non hanno più vino”. Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifesto la sua gloria e i suoi discepoli credettero in Lui (Gv 2, 1).
Gesù andava attorno per tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe e predicando la buona novella del Regno e curando ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo. Grandi folle lo seguivano dalla Galilea, dalla Decapoli, da Gerusalemme, dalla Giudea e da oltre il Giordano (Mt 5,23).
Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte sull’alto monte. E fu trasfigurato dinanzi a loro. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia che conversavano con lui. Pietro allora prese la parola e disse a Gesu: “Signore, è bello per noi restare qui. Se vuoi, facciamo tre tende …” (Mt 17, 1).
Ora, mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli, dicendo “Prendete e mangiate, questo e il mio corpo”. Poi prese il calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro dicendo: “Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell’alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati” (Mt 26, 26).
Giunsero intanto a un podere chiamato Getsemani, e Gesù disse ai suoi discepoli.· “Sedetevi qui, mentre io prego”. Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. Gesù disse loro: “La mia anima e triste fino alla morte. Restate qui e vegliate”. Poi, andato un po’innanzi, si gettò a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse da lui quell’ora. E diceva: “Abbà, Padre! Tutto e possibile a te, allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu” (Mc 14, 32-38).
E Pilato, volendo dar soddisfazione alla moltitudine rilasciò Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso … (Mc 15, 15).
Allora i soldati condussero Gesù dentro il cortile, cioe nel pretorio, e convocarono tutta la coorte. Lo rivestirono di porpora e, dopo aver intrecciato una corona di spine, gliela misero sul capo. Cominciarono poi a salutarlo: ”Salve, re dei Giudei!”. E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano a lui (Mc 15, 16-19).
Dopo averlo schemito, lo spogliarono della porpora e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo. Allora costrinsero un tale che passava, un certo Simone di Cirene che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e Rufo, a portare la croce. Condussero dunque Gesù al luogo del Gòlgota, che significa luogo del cranio, e gli offrirono vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese (Mc 15, 20-23).
Era verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Il velo del tempio si squarciò nel mezzo. Gesù, gridando a gran voce, disse: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”. Detto questo spirò (Lc 23,44-46).
Passato il sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria di Magdala e l’altra Maria andarono a visitare il sepolcro. Ed ecco che vi fu un gran terremoto: un angelo del Signore, sceso dal cielo, si accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. L’angelo disse alle donne: “Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non e qui. E’ risorto, come aveva detto: venite a vedere il luogo dove era deposto. Presto, andate a dire ar suoi discepoli: E’ risuscitato dai morti, e ora vi precede in Galilea; là lo vedrete. Ecco, io ve l’ho detto”. Abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’an-nunzio ai suoi discepoli (Mt 28, 1-2,5-8).
Gli Apostoli venutisi a trovare insieme gli domandarono: “Signore, e questo il tempo in cui ricostituirai il regno di Israele?”. Ma egli rispose: “Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta, ma avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra”. Detto questo, fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo. E poiché essi stavano fissando il cielo mentre egli se n’andava, ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: “Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che e stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo” (At 1, 6-11).
Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempi tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d’esprimersi (At 2, 14).
La Beata Vergine … per disposizione della divina Provvidenza fu in questa terra l’alma madre del divino Redentore. Col concepire Cristo, generarlo, nutrirlo, presentarlo al Padre nel tempio, soffrire col Figlio suo morente in croce, cooperò in modo tutto speciale all’opera del Salvatore … Per questo fu per noi madre nell’ordine della grazia … Assunta in cielo non ha deposto questa funzione di salvezza, ma con la sua molteplice intercessione continua a ottenerci le grazie della salvezza eterna (Lumen Gentium nn. 61-62).
Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle … Allora udii una gran voce nel cielo che diceva: “Ora si e compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo. Esultate dunque, o cieli, e voi che abitate in essi” (Ap 12, I. 10. 12).