GLI AFFRESCHI DEL SANTUARIO

CICLO DEGLI EVANGELISTI E DEI DOTTORI MARIANI

GLI AFFRESCHI DEL SANTUARIO

L’opera pittorica a fresco, che ravviva le pareti del santuario, si deve a pittori locali: Alfonso Tentarelli di Giulianova e Raffaele Sardella di Teramo.
Essi hanno lavorato, negli anni Cinquanta del secolo scorso, riprendendo tematiche di grandi autori che si possono raccogliere in cicli pittorici.

IL CICLO DEGLI EVANGELISTI

Già dal IV secolo, l’arte cristiana è solita rappresentare gli autori che hanno messo per iscritto il Vangelo, ossia la “buona notizia” della vita, morte e risurrezione di Gesù.

Essi sono affiancati da quattro figure alate – uomo, leone, toro, aquila – che nei secoli son diventati simboli degli stessi evangelisti. Il profeta Ezechiele aveva intravisto questi quattro “animali” nella sua visione sulla riva del fiume Cobar, e l’autore dell’Apocalisse li vedrà ancora intorno al trono di Dio. L’attribuzione di un determinato simbolo a ciascun evangelista è fatto in base all’inizio dei rispettivi testi evangelici.

Nel nostro santuario gli evangelisti Matteo e Luca sono raffigurati nei due angoli dell’arco trionfale, Marco e Giovanni l’uno di fronte all’altro negli angoli degli archi del transetto.

A Matteo è associato il simbolo «uomo», perché il suo vangelo inizia con la genealogia “umana” di Gesù.

Inizio del Vangelo di Matteo
«Gesù Cristo è un discendeme di Davide, il quale a sua volta è un discendente di Abramo. Ecco l’elenco degli antenati della sua famiglia: Abramo fu il padre di lsacco; lsacco di Giacobbe; Giacobbe di Giuda e dei suoi fratelli; Giuda fu il padre di Fares e Zara (loro madre fu Tamar); [ … ] Da Abramo a Davide ci sono quattordici generazioni, dal tempo di Davide fino all’esilio di Babilonia ce ne sono altre quattordici; infine dall’esilio di Babilonia fino Cristo ci sono ancora quattordici generazioni». Matteo I,1-17

A Marco è associato il «leone», perché il suo libro inizia ricordando “la voce di uno che grida nel deserto”, luogo delle fiere.

Inizio del Vangelo di Marco
«Questo è l’inizio ciel vangelo, il lieto messaggio di Gesù, che è il Cristo e il Figlio cli Dio.
Nel libro del profeta fsaia, Dio dice: io mando il mio messaggero davanti a te a preparare la tua strada. E’ una voce che grida nel deserto: perparate la via del Signore…» Marco I, 1-3

A Luca è associato il «torello», perché il suo vangelo riferisce il sacrificio offerto da Zaccaria.

Inizio del Vangelo di Luca
«Al tempo di Erode, re della Giudea, c’era un sacerdote che si chiamava Zaccaria e apparteneva all’ordine sacerdotale di Abìa. [ … ] Un giorno Zaccaria era di turno al tempio per le funzioni sacerdotali. Sernndo l’uso dei sacerdoti. quella volta a lui toccò in sorte di entrare nel Santuario del Signore per offrire l’incenso.[ … ] Un angelo del Signore apparve a Zaccaria … e gli disse: non temere Zaccaria! Dio ha ascoltato la tua preghiera … ».

A Giovanni è associata l’«aquila», perché fin dall’inizio egli non esita a scrutare il mistero divino con l’audacia del volo riconosciuta a quel volatile.

Inizio del Vangelo di Giovanni
«Al principio c’era colui he è la Parola.
Egli era con Dio; egli era Dio. Egli era al principio con Dio. Per mezzo di lui Dio ha creato ogni cosa. Senza di lui non ha creato nulla. Egli era la vita, e la vita era luce per gli uomini. Quella luce risplende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta.
Dio mandò un uomo: si chiamava Giovanni. Egli venne come testimone della luce perché tutti gli uomini, ascoltandolo, credessero nella luce.
Non era lui la luce: Giovanni era un testimone della luce. La luce vera. colui che illumina ogni uomo, stava per venire nel mondo. Egli era nel mondo, il mondo è stato fatto per mezzo di lui, ma il mondo non l’ha riconosciuto.
È venuto nel mondo che è suo ma i suoi non l’hanno accolto. Alcuni però hanno creduto in lui: a questi Dio ha fatto un dono: di diventare figli di Dio. Non sono diventati figli di Dio per nascita naturale, per volontà di un uomo: è Dio che ha dato loro la nuova vita. Colui che è “la Parola” è diventato un uomo e ha vissuto in mezzo a noi uomini. Noi abbiamo contemplato il suo splendore divino. È Io splendore del Figlio unico di Dio Padre pieno di grazia e di verità!
Giovanni aveva dichiarato: “dopo di me viene uno che è più grande di me, perché esisteva già prima di me”. Quando vide Gesù gli rese testimonianza dicendo: “E’ di lui che io parlavo!”.
La richezza della sua grazia si è riversata su di noi, e noi tutti l’abbiamo ricevuta. Perché Dio ha dato la sua legge per mezzo cli Mosé, ma la sua grazia e la sua verità sono venute a noi per mezzo cli Gesù, il Cristo. Nessuno ha mai visto Dio: il Figlio unico cli Dio, quello che è sempre vicino al Padre, ce lo ha fatto conoscere». Giovanni I. 1-18

IL CICLO DEI DOTTORI MARIANI

Lungo i secoli la teologia e la spiritualità mariane acquistano sempre maggiore incidenza nella pietà della Chiesa; a ciò contribuiscono la predicazione e gli scritti di alcuni santi e beati, riconosciuti anche maestri autentici (dottori della chiesa) della fede.

 

In sei rettangoli a sfondo dorato che corrono sopra i finestroni, quasi a legare in corale preghiera i santi Dottori tra loro e con gli affreschi dell’Annunciazione e dell’Assunzione, è scritta in latino la prima parte dell’Ave Maria.

San Bernardo di Chlaravalle (1090-1153), fondatore del monastero benedettino riformato di Clairvaux, parla di Maria “madre della Chiesa”.

San Bonaventura (1221-1274), ministro generale dei Frati minori e cardinale della Chiesa, vede Maria “cooperatrice di Cristo” nella Redenzione.

Beato Giovanni Duns Scoto (1266-1308) maestro francescano, difende e diffonde ante litteram il dogma dell’Immacolata concezione di Maria, prima cioè che ne fosse proclamato il dogma.

Sant’Alfonso Maria de’ Liguori (1696-1787), vescovo e grande maestro di teologia morale e di pietà popolare, caldeggiò in particolare la devozione all’Eucaristia e a Maria Vergine con numerosi scritti divulgativi.

La Sorgente

Chi sale da Giulianova Lido per Via Bertolino – prima di uscire sul piazzale – e chi viene da Giulianova Alta scendendo nella stessa via una ventina di metri, può accedere al tempietto dell’acqua.

I fedeli, si segnano e si bagnano con quest’acqua, segno di grazia e di benedizione da parte di Dio, per intercessione della Vergine Maria.

Il tempietto dell’acqua è impreziosito da artistici mo­saici, raffiguranti scene dell’Antico e del Nuovo Testamento, che ricordano gli inter­venti prodigiosi di Dio attraverso il segno dell’acqua.

 

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