L’opera pittorica a fresco, che ravviva le pareti del santuario, si deve a pittori locali: Alfonso Tentarelli di Giulianova e Raffaele Sardella di Teramo.
Essi hanno lavorato, negli anni Cinquanta del secolo scorso, riprendendo tematiche di grandi autori che si possono raccogliere in cicli pittorici.
Il dipinto è una libera interpretazione di quanto racconta il monaco Pietro Capullo nella sua Cronica.
“Un venerabil padre … , uomo esemplare e di regolare osservanza, devotissimo di questa gran Madre di Dio …, ogni notte all’ora appunto che nei principali monasteri di osservanza sogliono alzarsi a lodare il Signore …, si alzava ed andava in Chiesa a riverire questa sovrana reina con devoti orazioni e contemplazioni e con recitare devotamente al lume della lampada l’ufficio della Beata Vergine e dei morti.” Ma “una notte … , alzando gli occhi per riverire la sua risplendete Signora, vide con suo estremo cordoglio la nicchia vacante”: Pensando che qualcuno l’avesse trafugata, si avviò verso Giulianova per avvertire la popolazione. Giunto alla porta della città “vide con non poca sua meraviglia e stupore sopra la porta di essa un non mai visto splendore, in mezzo del quale la gran Madre di Dio… E benché al buio camminasse, nullamanco da tanto splendore, che avanti; come fosse uno splendido sole, che tutto il territorio di Giulia coi suoi splendidi raggi allumava’:
E al devoto monaco che pregava la Madonna di non abbandonare questo luogo, la Vergine si dice rispondesse: “Non più t’affliggere, o figlio, che io non per altro dalla Chiesa partii, per venir a custodire dalle insidie del comune nemico… questa terra, della quale particolar protezione ne tengo … “. Qui l’artista ha sostituito al monaco celestino un frate cappuccino che prega per le necessità di Giulianova, ancora avvolta dall’oscurità della notte ma rischiarata dalla luce materna della Vergine.
Con stile molto semplice nei due affreschi si raffigura quello che la tradizione tramanda: Bertolino vide tra i rami dell’albero una luce abbagliante e, al centro, la Vergine Maria che gli dice: “Bertolino và in città e avvertì tutto il paese che la Gran Madre di Dio ha scelto qui la sua dimora. Avvisa il clero che venga senza indugio alcuno con solenne processione ad onorarmi: e che qui; dove ora tu mi vedi, mi si costruisca un Santuario”.
La tradizionale raffigurazione della morte di Gesù sul Golgota è affrescata nel retro dell’edicola della Madonna prospiciente l’arioso coro ligneo. Il crocifisso è un invito a ripetere con fede la preghiera di San Francesco: Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo, perché con la tua Santa Croce hai redento il mondo!